Piano di autocontrollo della piscina: impariamo a conoscerlo meglio

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Il piano di autocontrollo della piscina, detto anche manuale di autocontrollo della piscina è il documento che illustra le modalità di gestione e controllo igienico sanitari di una piscina ad uso natatorio.

In particolare, il testo, che deve essere redatto dal responsabile della piscina, è finalizzato a garantire il rispetto dei requisiti chimico-fisici che assicurano l’igienicità dell’acqua, la salubrità della struttura e, più in generale, la sicurezza di tutti i bagnanti.

Il piano di autocontrollo della piscina prende in considerazione tutte le possibili cause di rischio o ogni momento ed elemento che potrebbero presentare delle criticità e individua adeguati elementi di controllo per prevenire o risolvere situazioni potenzialmente pericolose.

Chi si occupa di redigere il piano di autocontrollo della piscina?

Secondo la normativa di riferimento la stesura del documento è a carico del responsabile della piscina che, in caso di mancanza delle adeguate competenze, può richiedere l’aiuto di un consulente esperto.

Nel caso di una piscina condominiale questa figura è generalmente rivestita dall’amministratore di condominio, mentre in caso di una piscina privata –come può essere la vasca di un resort o un agriturismo– il compito spetta al proprietario della stessa o al direttore dell’albergo o della struttura ricettiva che la ospita.

È, però, sempre al responsabile della piscina che si dovrà fare affidamento in caso di dubbi interpretativi, pareri contraddittori o incertezze rispetto alla normativa, anche nel caso il testo sia stato compilato da una figura terza esterna. Al responsabile spetta, quindi, il controllo ultimo di conformità del piano di autocontrollo della piscina e la verifica dell’adeguatezza del documento.

 

Quali piscine devono dotarsi di un piano di autocontrollo?

Secondo quanto riportato in gazzetta ufficiale devono predisporre un piano di autocontrollo le piscine pubbliche e quelle private ad uso pubblico. In particolare, rientrano in questa categoria le piscine:

  • per nuotatori e per l’addestramento al nuoto,
  • per tuffi e attività subacquee,
  • piscine ricreative idonee per il gioco e la balneazione,
  • piscine per bambini,
  • piscine polifunzionali tali da consentire l’uso contemporaneo della vasca per attività differenti o che posseggano requisiti di convertibilità che le rendono idonee a usi diversi,
  • piscine ricreative attrezzate caratterizzate dalla presenza di acquascivoli, sistemi di formazione onde, fondi mobili ecc.

 

Può trattarsi quindi di piscine condominiali, di impianti che arricchiscono l’offerta turistica di hotel, campeggi, agriturismi, B&B e resort, così come le vasche di palestre o organizzazioni che consentono l’accesso ai soli soci. Anche le vasche termali, curative o riabilitative devono poter disporre di un protocollo di autocontrollo.

 

I punti salienti 

Come già sottolineato, il piano di autocontrollo della piscina deve stabilire esattamente i protocolli di gestione da seguire per l’assicurazione igienico sanitaria della piscina e a tal fine deve considerare:

 

  • l’analisi dei potenziali pericoli igienico-sanitari per la piscina,
  • l’individuazione dei punti o delle fasi in cui possono verificarsi tali pericoli e definizione delle relative misure preventive da adottare,
  • l’individuazione dei punti critici e definizione dei limiti critici degli stessi;
  • la definizione del sistema di monitoraggio,
  • l’individuazione delle azioni correttive,
  • le verifiche del piano e il riesame periodico, anche in relazione al variare delle condizioni iniziali, delle analisi dei rischi, dei punti critici, e delle procedure in materia di controllo e sorveglianza.

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